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The World Below
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Nov
28
2008
1

Se potessi avere 40€ al mese

Se ne sentiva la mancanza. Gli italiani avevano davvero bisogno di un sussidio di tale entità. Avevano la necessità di un aiuto da parte del governo, che fino ad oggi sembrava ricordarsi solo dei top manager aziendali e dei professionisti più abbienti.

Invece no. Ci eravamo tutti sbagliati. Siamo sempre nei cuori dei nostri politici che tanto bene amministrano il nostro stato.

E’ infatti da poco nata la fantomatica, e fantascientifica, Social Card. Una carta di credito prepagata che verrà concessa in base ad alcuni parametri. Su questa carta verranno caricati ogni mese ben 40€, con i quali si potranno fare acquisti nei negozi convenzionati, che applicheranno inoltre alcuni sconti.

Davvero ottimo come provvedimento. Permetterà al glorioso popolo italiano, ormai condizionato a rovistare tra gli scarti dei mercati, di sopravvivere un po’ di tempo di più.

Non so a voi, ma a me sembra piuttosto falso come provvedimento. Specie se poi, leggendo i giornali, si scopre che Daniel Bernard, capo del CDA di una nota catena di supermercati, è stato licenziato poichè le azioni hanno perso 56€ di valore in 5 anni. Questa motivazione sarà sicuramente legata alla sua amministrazione, che era incentrata su un ribasso notevole dei prezzi. Dal mio punto di vista, non certo quello di un economista, la perdita azionaria è comunque legata all’attuale crisi economica. Ma ammetto che queste posso essere semplici congetture.

Posso però citare altri due esempi. Ho avuto modo di informarmi a proposito dei PCT, i finanziamenti Pronti Contro Termine. Si tratta di un tipo di operazione bancaria nella quale per un breve termine il cliente presta alla banca una certa somma di denaro, che il venditore, l’istituto di credito, impegna su azioni o obbligazioni di vario tipo. Allo scadere del Termine, breve, da uno a tre mesi, per arrivare ad un anno, il cliente riaquisisce la somma di denaro, più un interesse che la banca concede, che è certamente inferiore rispetto alla crescita delle azioni, ma che è molto simile alla crescita tipica dei titoli di Stato. Il vantaggio che ne trae il cliente è una crescita della quantità di denaro sicura. La banca può invece contare su una certa somma di denaro che sarà certamente disponibile per un certo periodo.

Vengo al dunque dopo aver introdotto l’argomento. Dai dati dello scorso dicembre (2007) si evince che i PCT non hanno un importo minimo, in genere, o l’entità di questo importo è di circa 1000€. Non bazzeccole, ma un importo pur sempre raggiungibile. Documentandomi ho notato una crescita sostenuta degli importi minimi. Fino a giungere ad alcuni istituti con un minimo di 25000€. E non istituti per VIP o personalità del mondo economico. Ma banche Popolari o Artigiane, che hanno quindi canoni ed importi gestiti meno ingenti, se presi singolarmente. Tuttavia la cifra è decisamente esosa, e difficilmente raggiungibile, anche da una persona fisica o una famiglia di ceto medio. Al posto di donare 40€ al mese ad alcune famiglie, per “arginare la crisi” non si sarebbe potuto clausolare, dopo il risanamento statale delle banche investite dal crack, una limitazione degli importi minimi per gli investimenti o qualsiasi altro sostanziale provvedimento relativo all’investimento di risparmi? In questo modo non si sarebbe toccato il bilancio statale, ma semplicemente si sarebbe istituito un rapporto di “io ti aiuto, tu mi aiuti”.

E questo era uno dei commenti. Il secondo è relativo alle manovre effettuate a proposito del prezzo della benzina e del gasolio. Con l’attuale crisi finanziaria il prezzo del petrolio è tornato piuttosto basso, con relativo abbassamento dei prezzi dei singoli carburanti. Ma all’indomani dell’inizio del calo dei prezzi la manovra statale è stata quella di bloccare i prezzi dei carburanti. Non di rimuovere le accise sugli idrocarburi che ingiustificatamente persistono da molti anni. Su un blog piuttosto visitato ho trovato il seguente elenco di tutte le accise a tutt’ora in vigore.

L’elenco completo comprende le seguenti accise:

1,90 lire per il finanziamento della guerra di Etiopia del 1935;
14 lire per il finaziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire per il finanziamento del disastro del Vajont del 1963;
10 lire per il finanziamento dell’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire per il finanziamento del terremoto del Belice del 1968;
99 lire per il finanziamento del terremoto del Friuli del 1976;
75 lire per il finanziamento del terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
39 lire per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
La somma di tali accise evidenzia, pertanto, una tassazione di 485,90 lire (ossia 25 centesimi di euro) per ogni litro di carburante acquistato.

fonti: Corriere della Sera e Wikipedia
tratto da: Frecciatricolore

Non è molto chiaro il motivo per il quale quando i prezzi dei carburanti aumentano non si possono bloccare, mentre quando scendono il provvedimento è pressochè immediato. Forse sarebbe meglio interrogarsi su questa stranezze del nostro Bel Paese.

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Nov
26
2008
0

la Sicurezza non è un’Opinione

In questi tristi giorni è inevitabile trattare il problema sicurezza a scuola.
A Rivoli, cittadina relativamente vicina alla mia residenza, si è consumato un dramma. La volta di un’aula del Liceo Scientifico “Darwin” è crollata a causa della destabilizzazione dei tavolati, provocata dalla rottura dei blocchi di un pesante tubo di ghisa, che a quanto pare è stato il corpo responsabile del colpo mortale inferto al ragazzo.
Perchè non si parla mai di sicurezza nelle scuole? Per quale motivo, per qualsiasi problema radicato, se non “ci scappa il morto” non si interviene? Perchè molti (numeri certi non se ne sanno) studenti sono costretti a frequentare in scuole che possibilmente, non probabilmente, possibilmente, non sono sicure?
Questa mattina nel mio Liceo è stata portata alla luce una notizia piuttosto sconcertante, e particolarmente preoccupante.
In alcune scuole il collaudo statico è inesistente.
Facciamo un esempio. Nella valutazione dei rischi legati ad un’infrastruttura bisogna calcolare le variabili nella peggiore delle ipotesi. Io non sono un ingeniere. Tuttavia posso provare a fare un calcolo di tipologia logica.
Incendio. Fiamme che salgono dal basso. Scale antincendio sovraffollate. Persone in panico, non come una normale prova antincendio. Si trovano l’uscita bloccata. L’unica cosa che viene da fare è rifugiarsi ai piani superiori e cercare di arginare le fiamme ai piani più bassi. Ma cinquecento persone su un solo piano che corrono, o camminano, in un corridoio che può sopportare duecento persone, non possono che causare un collasso strutturale. Le prospettive non sono esattamente rosee.
E’ un’ipotesi un po’ stiracchiata. Difficile che tali variabili si concentrino in tale modo, anche perchè cosa potrebbe bruciare veramente in una scuola di cemento armato?
Mi sovviene però un altro esempio terra, terra. Ci troviamo in una zona sismica. E sicuramente le scosse non sono lievi. Tre settimane fa si è giunti al quinto grado della scala Richter, con una scossa sismica durata quindici secondi. Siccome i terremoti non avvengono quando l’uomo decide, ma possono accadere di giorno come di notte, una scuola grande, un grosso edificio, in equilibrio statico precario, come potrebbe comportarsi subendo una tale scossa con delle persone all’interno? Anche qui si giungerebbe ad un epilogo probabilmente drammatico. Forse una “tragica fatalità”, probabilmente, non solo possibilmente, prevedibile ed evitabile.
Forse ciò che manca sono i fondi per intervenire. Per agire su quelle scuole che le istituzioni conoscono come insicure, ma che vengono populisticamente fatte vedere come a prova di bomba. Forse ormai troppi governi, di diversi colori e parti politiche, hanno trascurato questo fondamentale punto.
Speriamo di non dover avere paura di andare a scuola, non tanto a causa di verifiche ed interrogazioni, ma per la nostra incolumità.

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Nov
25
2008
1

Cucu’

Cucù. Ecco cosa ha detto il caro silvio alla cancelliera tedesca. Cucù.
Un po’ come ha detto cucù la crisi finanziaria. Un po’ come lo ha detto il crollo di Alitalia. Un po’ come cucù lo hanno detto i milioni di persone che sono scese in piazza a protestare contro i tagli alla pubblica istruzione.
Però a volte la gente non si spaventa. E’ come se sapesse in anticipo che un cucù ci sarà. Ma sono sicuro che sono solo apparenze.
Nessuno può conoscere in anticipo i crolli finanziari. O notizie relative ai processi. O altro ancora. No non è umanamente possibile. E’ solo fortuna in effetti.
Qualcuno ha venduto le azioni che il giorno dopo sarebbero crollate. Ma è stato solo un caso. Un cucù-lo non da poco. Ma è il fato a volerlo.

Il fato che ogni tanto offre a tutti un bel cucù. Come quello del nostro cavaliere in quel di Ballarò due giorni orsono.
Un pout pourri di “non le permetto” più o meno rabbiosi e offensive locuzioni ai danni degli ospiti, vittime del clamoroso cucù.

Berlusconi è stato definito assassino della democrazia. Cucù. Ma non è vero, è solo un’apparenza anche questa. Lui i “non le permetto di” li usa solo per moderare la discussione. Povero silvio. Nel suo album di televisioni italiane manca solo Rai Tre e non gliela scambia nessuno.
Forse un bel cucù lo farà Villari quando tornerà reperibile. O magari sarà il cavaliere errante che colpirà per primo, magari con un sonoro cucù in qualche altra trasmissione bisognosa di moderazione a suon di “non le permetto”.

In me l’empatia cresce quando racconta le sue nobili gesta. Era arrivato nella sua villa. Neppure invitato. Eh… Cucù. i rappresentanti di UIL e CISL con membri del governo che gozzovigliavano nel suo salotto. E chissà alla CGIL quando hanno scoperto che i loro compagni di gioco tramavano per fare anche a Epifani un bel cucù.

CUCU’

24/11/2008

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Nov
25
2008
1

Era il Migliore

Era il migliore. Il migliore governo degli ultimi anni, quello con più favore pubblico. Quello dove tutti, tranne un buon 50% degli italiani erano d’accordo in tutto e per tutto con il governo.
Si, non è il caso di riportare gli innumerevoli scioperi che si verificarono in quel periodo. Come è risaputo, gli scioperi sono incivili modi per manifestare contro chi cerca di aiutare i poveri. Evidente calunnia nei confronti dei pochi Robin Hood che ancora esistono. ingiusto mezzo concesso alle frange rosse e comuniste ancora presenti in italia, diretti discendenti delle BR che sequestrarono ed uccisero persone di spicco nel secolo scorso.
Meno male adesso quell’illecita forma di libera espressione è stata bloccata. Ricordiamo come negli anni passati lo sciopero fosse stato schermato e camuffato da diritto dei liberi lavoratori.
Ma per fortuna che c’è silvio a vegliare su di noi. ormai da 30 anni.
I tempi bui sono passati. Adesso il nostro premier, che vanta la più longeva attività politica Mondiale, con i suoi 102 anni compiuti lo scorso 29 settembre, si appresta al rifinanziamento della missione in Afghanistan, da dove gli americani sono tornati a casa nel 2009. Oltre a questa incredibile riforma è stato appena varato il nuovo piano di aiuti umanitari.
Questi verranno indirizzati a tutti quei poveri parlamentari (tra camera e senato sono 1270) che lavorano per lo stato ben due giorni su sette.
Il 2% degli aiuti non spesi per aiutare quei poveri lavoratori statali che si immolano per il nostro paese è stato devoluto in buoni per l’acquisto del digitale terrestre, la rete visiva a due dimensioni che il nostro cavaliere ha donato a noi italiani in un momento di esagerato altruismo.
Ricordiamoci che in tutto il mondo ormai la televisione è a tre dimensioni ed interattiva. Ma il digitale terrestre rimane comunque gratuito, tralasciando l’acquisto del decoder, del televisore e della scheda prepagata. Ma sono cifre irrisorie. Chi si può permettere una villa abusiva in sardegna può fare questo ed altro.

C’era una leggera nota sarcastica in ciò che ho scritto prima? Voi dite?
Si in effetti avreste ragione. Un po’ di sarcasmo c’era. Forse perchè ho paura. Ho paura che in futuro sui libri di storia dei miei figli, o di quelli degli altri, ci sia scritta una cosa di questo genere. Contro i nostri attuali valori, che di certo si possono cambiare. E forse siamo sulla buona strada, se calcoliamo che si inizia a tagliare sull’istruzione. Sulle fasce più basse dell’istruzione, dal punto di vista didattico, ma le più alte ed importanti dal punto di vista della formazione del pensiero, dell’opinione. Come già articoli fa dissi, il reinstaurare il maestro unico è un grave errore. Facilita troppo l’inculcare idee atte alla formazione di un ceto di elettori.
Speriamo che non vada tutto così, speriamo che io abbia avuto un attacco di paranoia nel visualizzare questa futuristica immagine.
Speriamolo con tutto il cuore. per un futuro di libertà di pensiero ed opinione. per un futuro nel quale gli errori del passato di sessanta anni fa rimangono nella memoria e non ritornano.

19/11/2008

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Nov
25
2008
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io Non Mi sento Italiano

Una canzone di Giorgio Gaber aveva questo ritornello. Io non mi sento italiano.
Ma forse era molto più di una canzone. Era una previsione. Una previsione su come si sarebbero sentiti molti italiani negli anni a seguire.
E’ brutto da dire, ma io non mi sento italiano. Per quale motivo mi dovrei identificare in questo modo? Lo stato non mi rappresenta. Nemmeno uno dei tanti provvedimenti/leggi/decreti mi vedono d’accordo. L’amministrazione, su qualsiasi livello lascia a desiderare.
L’impossibilità di esprimere opinioni contro il governo, non descritta da leggi, ma celata ed allo stesso tempo evidente, non è un valore. Non classifica l’Italia come uno stato libero. Non più.
Un’altra strofa della canzone dice “persino in parlamento c’è un’aria incandescente, si scannano su tutto e poi non cambia niente”. Questo è in parte vero. Ma forse Gaber non aveva contemplato l’uso improprio di mezzi che costituzionalmente dovrebbero venire utilizzati in casi eccezionali. Tra questi i decreti legge a decorrenza immediata e le questioni di fiducia, poste su quasi ogni emendamento su cui la maggioranza non è sicura di deliberare a favore.
Voglio concludere questo breve pezzo citando l’ennesima canzone del signor G. G.
A proposito delle battute del nostro premier, che non mancano di mettere il buon umore, naturalmente, possiamo dire “ma meno male che c’è Riccardo, che da solo gioca al biliardo, non è di grande compagnia, ma è il più simpatico che ci sia”.
Che sia Riccardo uno pseudonimo assegnato da terzi al cavaliere più simpatico che ci sia?

9/11/2008

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Nov
25
2008
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Belive in Obama

Finalmente. Alle nostre ore mattutine è stata divulgata la notizia dell’elezione di Barak Obama a presidente degli USA. Il trionfo di una democrazia tra le più sviluppate del nostro tempo. Non come altrove, come scrive Gramellini sulla Stampa odierna.
Gli Stati Uniti d’America sono riusciti a vincere, almeno in parte, quei trasudanti pregiudizi che li accompagnano fin dagli albori. Sono riusciti a darsi un capo di etnia diversa, cosa che nemmeno la “conciliante” Chiesa Cattolica è riuscita a fare in molti più anni.
Circa 100 milioni di elettori hanno fatto una civile fila, anche se illimitata ed eterna, per esprimere la propria preferenza. Per decidere sul proprio futuro.
L’America è tornata a dare il buon esempio. Vedremo, adesso, cosa saprà, potrà, vorrà fare Barak Obama. Di certo da oggi le speranze non solo degli americani sono riposte in lui.
Gli auguro di non deludere, di non deluderci.
Che la democrazia possa sempre trionfare sui pregiudizi, la tirannide, il mal governo, la mala informazione, la disuguaglianza, la discriminazione di qualsiasi tipo, l’esportazione armata della democrazia, sulle guerre, la violenza, i suprusi della società moderna…

5/11/2008

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Nov
25
2008
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La Svolta

Oggi l’America ha iniziato a votare per il suo futuro. Ogni 4 anni si verifica quella titanica impresa che sono le elezioni americane. Una vera e propria impresa titanica. La capacità di permettere a 305 milioni di abitanti di esprimere la propria opinione.
Ma l’america è ancora quel grande paese che pensiamo? La stabilità economica tipica degli Stati Uniti sta vacillando, il malessere sociale e discriminatorio è palpabile. Forse c’è da chiedersi cosa è successo. Forse verrebbe da parlare di Bush… Ma il caro George è passato alla storia ormai. Bisogna guardare avanti. Continuare a sperare in una vittoria sui pregiudizi di quello che, notoriamente, è uno dei paesi più razzisti del mondo cosidetto “occidentale”.
Per concludere questo piccolo articolo, se paragonato ai precedenti, su una sola cosa posso essere sicuro.
Quando si conosceranno i risultati elettorali americani l’america avrà in ogni caso “un nero futuro”.
Spero sinceramente che quel nero sia riferito all’etnia afroamericana del candidato Barak Obama, e non al buio perpetuo, se accodato al governo di Bush, che causerebbe l’elezione del conservatore McCain.
Incrociando le dita, il mio augurio per la rinascita dell’America.

4/11/2008

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Nov
25
2008
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La Banda Bader Meinhoff

Ieri sera ho deciso di andare a vedere uno di quei film di storia moderna che sempre più spesso occupano le bacheche dei cinema, stranamente anche dei cinema più “commerciali”. Si tratta del lungometraggio a proposito della RAF, acronimo di Rote Armee Fraktion, banda di terroristi di stampo fondamentalista-sinistroide.
Per chi non conoscesse la vicenda si tratta di un gruppo che iniziò ad operare nel 1967/1968 nella realtà dello stato di polizia (con tendenze fasciste) della Germania Ovest.
Questi terroristi, capitanati da Andreas Bader e Ulrike Meinhof, giornalista rivoluzionaria di spicco in quegli anni, colpivano obiettivi simbolo del potere capitalista utilizzando principalmente ordigni rudimentali.
Ma oggi non ho intenzione di raccontare tutta la vicenda. Vorrei piuttosto esprimere un mio parere a proposito del film, ma anche del loro pensiero che bene o male è stato riportato con sufficente attinenza al vero.

Lo stile con il quale è stata girata la pellicola non mi è molto piaciuto. La sofisticatezza delle inquadrature, davvero le più svariate, non faceva nulla per avvalorare la crudezza dei fatti riportati. Personalmente una ripresa di tipo realistico amatoriale sarebbe stato un valore aggiunto ad un lungometraggio (davvero molto lungo, 155 minuti) che non spicca nemmeno per quanto riguarda la sceneggiatura. La plasticità dei paesaggi fin troppo stereotipata. I colori, piuttosto smunti, sono forse l’unico punto a favore delle scelte stilistiche.
Nulla da ridire a proposito dei testi, duri e crudi quanto basta per rendere il film un minimo realistico.
Interessante tuttavia il modo di raccontare la storia. Decisamente bella, infine, la scelta di inserire i rotocalchi inquadrando la tipografia e lasciando solo intrevedere i titoli.

Ora mi cimento finalmente nell’interpretazione personale del messaggio trasmesso e del pensiero percepibile guardando la pellicola.
Chiunque cerchi di far accettare la proria tesi con la forza, la violenza, l’arroganza è dalla parte del torto. Sempre. Tuttavia in quel periodo non furono di certo i terroristi a gettare la prima pietra. Il governo dell’epoca, che ancora viveva nelle reminescenze fasciste, era il fondatore di uno spietato stato di polizia.
Ma dobbiamo davvero fare un discorso simile? E’ importante vedere chi scagliò la prima pietra? Questo non posso dirlo io. Ognuno può avere una sua propria interpretazione.
Diciamo che le ragioni di fondo, la lotta alla violenza, il boicottaggio del conflitto in Vietnam che la Germania Ovest appoggiava, possono essere motivo di dissenso.
Ammettiamo che raramente le loro azioni erano causa di morti tra gli “innocenti cittadini”.
Anche considerando questi due punti a loro favore, come possiamo accettare un tale dimostrazione di prepotenza? E’ vero, attaccavano un governo e le forze dell’ordine a questo collegate. Ma non sono i soldati, i vigili, i poliziotti uomini?

Forse se ne resero conto gli ultimi membri rimasti. Forse si resero conto di come le generazioni successive strumentalizzarono le loro ideologie, divenute pretesti per coprire attentati trasformatisi in veri e proprio omicidi di massa.
A voi l’ultima parola. La libertà di opinione che da sempre c’è e non c’è a fasi alterne.

2/11/2008

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Nov
25
2008
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Tre Domande per (cercare di) Capire

Tre domande mi pongo, a proposito del decreto 133 e sulla legge 137, approvata il 29 ottobre 2008.
Tre rapide, provocatorie, spassionate domande.

1- Se un governo di qualsiasi colore decide di tagliare, di licenziare, il 30% del corpo docente delle elementari (unica branca della scuola italiana che funzionava BENE) sarà più bendisposto a licenziare chi ha un pensiero conforme o opposto al suo? Mi spiego meglio. Non è troppo facile inculcare le proprie idee nei bambini che frequentano le elementari? Il sentire solo la campana dell’unico maestro non sarebbe una facilitazione per creare una nuova generazione di convinti elettori?

2- Le Università hanno la facoltà e non l’obbligo di diventare fondazioni. Tuttavia hanno diversi motivi economici per diventarlo. Prima di tutto nel momento nel quale l’Università in questione diventasse privata l’edificio sua sede sarebbe REGALATO alla fondazione dallo stato. Infine credete che ad una qualsiasi azienda conviene avere il 100% dei contribuenti che pagano il 100% della tassa o preferirebbe avere il 50% dei contribuenti che pagano il 300% della tassa? (con due rapidi calcoli si capisce che il guadagno diventa del 150% di quello iniziale)

3- Davvero vogliamo essere costretti a guardare lo Stato che paga per gli errori degli amministratori della Compagnia di Bandiera? Davvero vogliamo continuare a vedere sborsare miliardi di euro per salvare le Banche (che non sono di certo enti di poveri che fanno beneficenza)? Davvero vogliamo tutto questo per poi essere costretti ad andare a studiare, a lavorare all’estero, perchè il nostro Stato non ci sa preparare e valorizzare?

Spero le vostre risposte siano meno ipocrite di quelle di chi queste domande dovrebbe porsele per lavoro.

31/10/2008

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Nov
25
2008
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Libera Mafia in Libero Stato

Vorrei esprimermi in merito alle brutali minacce che in questi giorni sono state avanzate nei confronti di uno dei più coraggiosi scrittori a tema attualistico del nostro tempo.

Un mafioso, Francesco Schiavone, Sandokan, rinchiuso in isolamento nel carcere di Milano si permette di scrivere un articolo esprimendo il suo pensiero di criminale.
Fino a qui, ammesso e non concesso che sia giusto permettere a criminali di tale entità di minacciare altre persone, non c’è nulla di strano.

Questo assassino ha scritto un articolo. Forse sarebbe potuto passare inosservato se non fosse che un direttore di un giornale, seppur locale, si permette di far pubblicare questo articolo, scritto da un criminale della peggior specie. e per di più lo inserisce nell’editoriale, il pezzo che salta notoriamente all’occhio di chi legge.

Ma la cosa che più mi lascia disarmato e dubbioso è che il governo non interviene. Non gliene frega nulla. A nessuno. Non gli importa che un giovane che si sbatte per far emergere un po’ di vero, sia minacciato di morte entro Natale. Qualcuno ha fatto eleggere i suoi scagnozzi che adesso occupano un seggio parlamentare.

Uno di questi è un “rispettabile” medico, che è stato sindaco di Catania, senatore, ma anche eurodeputato e presidente della Commissione di Ricerca, Sviluppo Tecnologico e Energia del Parlamento Europeo.
Indagato per abuso di ufficio nel 2008, per irregolarità nella concessione di contributi previdenziali sempre nel 2008. Condannato la seconda volta a 2 anni e 6 mesi, mentre per il primo caso la situazione è stata taciuta, risulta adesso indagato per un buco di 150 milioni di euro nel bilancio del Comune di Catania, durante il suo mandato.

Tornando alla discussione principale, l’unico intervento che ho trovato sulla situazione Saviano, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, è stato il seguente.
Senza fare nomi Umberto Scapagnini, di cui ho largamente parlato prima, medico personale di Silvio Berlusconi, ha dichiarato che ciò che Saviano ha scritto (scrive e gli auguro di tutto cuore continuerà a scrivere) sono tante BALLE.

A voi dunque la libertà di pensare, se ancora esiste la libertà di opinione. Riportando i fatti spero di aver aiutato a capirne di più tutti coloro che visiteranno questo Blog. Infine, se me lo permettete, vorrei esprimere la mia di opinione. Dire che secondo me in questo stato non c’è libertà di opinione, di dire che in questo stato non si può vivere sereni, non si possono denunciare i criminali, che appoggiano i nostri cari politici, sapendo di non essere poi emarginati, “sfottuti” per tutta la vita.

“Libera mafia in un Libero Stato”,per riprendere la celebre frase di Camillo Benso, Conte di Cavour. Solo che quella volta era la Chiesa.

31/10/2008

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