Il violino
Qualcuno si chiederà perchè questo tardivo articolo sul giorno della memoria si intitoli così. Vorrei accontentare i curiosi. Ieri sera a Radio 3 Suite sono state trasmesse le testimonianze di varie personalità del mondo ebraico, della società ebraica italiana. Moni Ovadia ha parlato di come il violino fosse, è, importantissimo per gli ebrei, motivando la sua affermazione con una battuta, quasi leggendaria, che si sviluppo tra un noto pianista ebreo ed un direttore di orchestra, il quale chiese al primo come mai gli ebrei suonassero tutti il violino e non il pianoforte come lui. Alla domanda il pianista gli chiese se aveva mai provato a scappare con un pianoforte in spalla.
Oltrepassando la mera battuta, riflettendo sul suo significato profondo, ciò che si prova passa dal sorriso appena la frase viene raccontata, alla malinconia che rievocano le stesse parole. Parole che sottolineano come la situazione degli ebrei fu sempre quella di nomadi, ma non per scelta. L’essere obbligati a vivere in un modo, a sopravvivere in un modo che non è adatto nemmeno alle bestie.
Mi piacerebbe riflettere sul perchè della definizione “giornata della memoria”. Perchè della memoria e non del ricordo? Forse la parola memoria è più d’impatto. E’ quasi un monito verso chi in futuro vorrà rimettere in piedi ciò che hitler ideò. La memoria dell’olocausto di ebrei, omosessuali, zingari, prigionieri politici ed altri esseri umani, ricodiamolo sempre, deve essere mantenuta. Può darsi che causi una sensazione di vergogna, ma è il giusto prezzo che dobbiamo pagare per non ricadere di nuovo nello stesso errore.
Allo stesso tempo dobbiamo ricordare chi morì a causa della follia dell’uomo, ma dobbiamo anche ricordarci di non favorire altri genocidi, anche se spesso non riusciamo ad evitarlo, a prevenire che la bestialità prevalga sulla ragione.
Spero sinceramente che quel violino continui a suonare.
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